Dopo 12 anni dal suo avvio, il Piano Strategico di Rimini alza la posta e rilancia una nuova fase di lavoro traguardando un altrettanto nuovo orizzonte temporale ventennale: il 2039.

Oltre 300 interviste a stakeholders vecchi e nuovi, co-progettazione con le scuole, un questionario on-line per cittadini e visitatori, un ufficio “strategico” temporaneo visitabile fino all’estate e attrezzato per raccogliere idee e proposte dai cittadini, un gaming collettivo su Rimini da realizzarsi mediante crowdsourcing di idee e proposte dei cittadini e dei turisti. Queste le prime attività in corso, cui farà seguito una seconda fase di lavoro, che prevede la costituzione di un Comitato scientifico e l’avvio di laboratori tematici partecipati riguardanti i nuovi ambiti di intervento sui quali Rimini e il suo territorio indirizzeranno il proprio sviluppo futuro. La conclusione delle attività di elaborazione è prevista per l’inizio dell’estate 2020 quando saranno condivisi e i nuovi progetti che la comunità riminese avrà individuato come strategici per i prossimi vent’anni (cfr. Allegato A – Nuovo traguardo strategico).

L’avvio di questo nuovo corso del Piano Strategico è stato illustrato mercoledì 10 a Palazzo Garampi nella sala espositiva allestita al Piano terra del civico 31, dove è stata realizzata una mostra che racconta il passato il presente e il futuro di questo strumento da cui sono partite tante trasformazioni, fisiche e non, che hanno interessato Rimini e il suo territorio negli ultimi anni.

Alla presentazione sono intervenuti i rappresentanti di tutti gli enti coinvolti nel Comitato promotore del Piano Strategico, a cominciare da Maurizio Ermeti, Presidente del Forum Piano Strategico, che è stato accompagnato nella sua illustrazione dall’Assessore regionale Raffaele Donini, dal Presidente della Provincia, Riziero Santi, dal Sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, dal Vice Presidente della Camera di Commercio della Romagna, Fabrizio Moretti, e dalla Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio, Linda Gemmani. Erano, inoltre, presenti due illustri “nuove entrate” scese in campo a supportare la nuova fase del Piano ovvero il prof. Sergio Brasini, in rappresentanza dell’Alma Mater Studiorum Università di Bologna – Campus di Rimini, e il Direttore Generale Romagna di Crédit Agricole, Massimo Tripuzzi.

Il Piano Strategico è uno strumento di programmazione a medio-lungo termine che, sulla base di una visione e di una missione individuate per il futuro, identifica precisi obiettivi strategici e linee di azione da perseguire. Nato in ambito militare, e poi estesosi al mondo aziendale, si è diffuso in Europa a partire dagli anni Ottanta come strumento applicabile anche alle politiche di governo territoriale per definire gli indirizzi di sviluppo di una determinata città o area vasta e, conseguentemente, impostare politiche, programmi e progetti. Molte le città europee che hanno pianificato con successo il proprio sviluppo utilizzando questo strumento: da Helsinky a Bilbao, da Barcellona ad Amsterdam.

Per questo, nell’ormai lontano 2007, Rimini decise di ispirarsi a questi esempi e di intraprendere la stessa strada dando avvio a un Piano strategico partecipato. In due anni, dal 2008 al 2010, centinaia di persone lavorarono negli edifici della vecchia Fiera, divisi in gruppi di lavoro tematici, che produssero una visione condivisa, 5 ambiti strategici di intervento e 60 indicazioni di progetti da sviluppare. Visione e progetti poi contenuti all’interno del Documento di Piano e declinati poi nel Master Plan Strategico, a livello urbanistico, e in altri strumenti di pianificazione settoriale (cfr. Allegato B – Bilancio attività – Piano Strategico Rimini Venture 2027).

Dal Piano di Salvaguardia della Balneazione al progetto Parco del Mare; dallo spostamento del Mercato alla riqualificazione di Piazza Malatesta, dalla rigenerazione dell’area adiacente al Ponte di Tiberio e del Porto Canale alla nuova area stazione; dagli interventi sulla mobilità al welfare delle capacità; dalla Rimini Romana a Rimini Innovation Square: tanti i progetti, materiali e non, che da questo percorso partecipato hanno preso avvio e si sono tradotti in azione attraverso gli strumenti di pianificazione settoriale. Progetti che non hanno riguardato solo la città, ma anche il territorio più allargato, ad esempio, attraverso il Piano Strategico Valmarecchia e il Contratto di Fiume Marecchia, all’interno dei quali è nato il percorso che ha condotto alla costruzione del nuovo GAL Valli Marecchia Conca, che tanti e importanti finanziamenti sta portando al nostro territorio interno.

Ma due sono le ricadute che più di tutte i promotori menzionano in questo cruciale momento di passaggio.

La prima è rappresentata dalle risorse economiche fresche che questo lavoro è riuscito a “catturare” per Rimini. Infatti, in soli 5 anni di operatività vera, dal 2013 al 2018, il territorio di Rimini è stato in grado di attrarre più di 110 milioni di euro: fondi con i quali sono stati poi attivati progetti per la citta e il suo territorio per oltre 350 milioni di euro.

Il secondo impatto fondamentale è stato il valore sociale e partecipativo che questa operazione ha saputo produrre attirando in 12 anni migliaia di persone, tra la fase ideativa e quella attuativa, che hanno visto svolgersi centinaia di incontri di lavoro per oltre 10 mila presenze.

Questo è il bilancio ampiamente positivo dei 12 anni passati.

In 12 anni, tuttavia, molti cambiamenti strutturali hanno interessato il contesto generale riflettendosi anche, a cascata, sul territorio riminese e sui suoi abitanti: i meccanismi della globalizzazione, le dinamiche sociali, le tendenze demografiche, i flussi migratori, la crisi ambientale globale, la rivoluzione tecnologica, i nuovi modelli economici. Tendenze che influiscono già e influiranno sempre di più sulla vita quotidiana di ognuno di noi.

Basti pensare al portato dirompente che reca con sé un tema come l’ambiente che, a partire da emergenze globali come il cambiamento climatico, si declina a scalare fino a chiamare in causa comportamenti quotidiani, come lo stop all’uso della plastica o l’utilizzo di mezzi sempre meno inquinanti e del trasporto pubblico in vece di quello privato. O, ancora, basti pensare a quanto influiranno le tendenze demografiche verso l’invecchiamento e la diminuzione della popolazione nelle scelte urbane e, quindi, sulla vita delle persone.

Ecco perché, per rendere le previsioni e i contenuti del Piano Strategico più funzionali e coerenti con le trasformazioni del contesto, i promotori lanciano una nuova fase di riflessione collettiva che aiuti la nostra comunità a costruire il proprio futuro sempre utilizzando un approccio strategico e sviluppando una visione condivisa.

Questo non significherà revisionare drasticamente il primo Piano, per molti versi ancora valido, ma integrarlo a partire da una valutazione attenta dei bisogni che la società attuale manifesta e dei pericoli e delle opportunità che si affacciano nell’attuale “panorama” globale e locale e che, se non verranno gestiti con lungimiranza, rischieranno di compromettere il futuro nostro e, soprattutto, dei nostri giovani.

Per questo, se il primo Piano strategico si è concentrato principalmente sulle trasformazioni fisiche, e quindi sulla urbs, oggi l’attenzione dovrà sempre di più anche sul piano della civitas, e quindi della comunità di persone che vivono, abitano e arricchiscono con la loro esistenza il valore di Rimini e del suo territorio.

Queste, dunque, le considerazioni grazie alle quali il Piano Strategico si rimette in gioco verso il nuovo orizzonte del 2039 chiamando a contribuire chiunque abbia voglia di dare una mano e di esprimere le proprie idee per tracciare il futuro della Rimini che verrà.

Per informazioni e per partecipare al Piano Strategico Rimini Venture 2019-2039:

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