Gentili ospiti, concittadini, autorità,

mi sarebbe piaciuto accogliere i nostri Sigismondo d’Oro che oggi celebriamo – Nadia Urbinati e Goffredo Celli – con un intervento che tirasse le fila del 2009 spargendo a piene mani le tradizionali dosi di serenità e sorrisi. Ma sarebbe una favola, una presa in giro perché l’anno agli sgoccioli è stato davvero di quelli che non si dimenticano. Credo che ognuno di noi porterà con sé un ricordo non piacevole degli ultimi dodici mesi: troppe cose sono successe, troppo si è detto e fatto per non concludere che il sistema Italia nella sua interezza stia scivolando lungo una china pericolosa. Non mi riferisco alla crisi economica, anche se proprio questa sta facendo riemergere situazioni, drammi, paure che si era certi fossero definitivamente alle spalle. Non mi riferisco all’imbarbarimento della discussione politica nazionale, davvero al punto terminale di una parabola virtuosa spesso degradata a trincea.

Mi riferisco a noi. Troppo egoisti. Troppo passivi. Troppo timorosi. E questo troppo è accaduto in un tempo rapidissimo, tanto da far pensare che – al fondo – ci riconoscessimo nei valori della comunità e della solidarietà più per abitudine che per convinzione. E’ invece questo il periodo storico in cui sarebbe stato opportuno, e ancora lo è, vincolarsi ai propri valori morali. Si corre il rischio nei momenti di difficoltà, infatti, di far emergere le inclinazioni peggiori.

Ma che anno è stato per Rimini? Rimini non vive fuori da questo mondo, è nel mondo. Come definire il 2009 della nostra città?

Prendo a prestito alcuni aggettivi per provare a inquadrarlo. Bizzarro, se stessimo a qualche statistica o ai resoconti giornalistici: di volta in volta ci siamo fregiati del primato per prezzi, risparmio, criminalità, accoglienza fieristica internazionale, intolleranza, solidarietà. E’ dell’altro giorno la ricerca che ci pone tra i territori dove più alta è la qualità di vita. Colombe, pantere, rapaci. Tutto e il contrario di tutto, un ottovolante poco credibile se non per un aspetto: Rimini non è classificabile sotto una sola voce. Il suo dinamismo non viene afferrato dai numeri.

Accettabile se guardassimo ai numeri del turismo, nell’anno orribile migliori rispetto a quelli della concorrenza nazionale. Forti sul mercato italiano, dobbiamo incidere maggiormente su quello internazionale. Lo potremo fare se doteremo la città delle infrastrutture viarie e culturali programmate, se si concretizzerà la pianificazione che incentiva il tessuto ricettivo a elevare standard e servizi. Di attesa se provassimo a gettare lo sguardo appena al 2010, vedendo che opere decisive per l’impulso economico e sociale del territorio troveranno il loro completamento. Queste opere daranno straordinari benefici alla comunità se dialogheranno e faranno comune massa critica con strutture analoghe e vicine. Alleate, non concorrenti grazie anche a una classe dirigente unita e capace di fare squadra.

Imprevisto per le difficoltà che ancora non traggono fuori dall’incertezza i necessari processi di ammodernamento della macchina pubblica. Il rapporto tra sedimentazione e novità è complesso, a volte ancora farraginoso. Nel mezzo rischiano di essere sballottate le imprese, le aziende, che al pubblico chiedono flessibilità, velocità, risposte certe piuttosto che assistenzialismo. Il sistema Italia va riformato, e non solo a valle dei processi realizzativi: l’eccessiva complessità legislativa e giuridica ha effetti esponenziali sui procedimenti successivi.
Imprevedibile per gli strani percorsi che portano a rimettere perennemente in discussione scelte a un passo dalla loro concretizzazione. Un atteggiamento poco comprensibile, che si nutre al fondo di un protagonismo sterile. Sono molti gli esempi che si potrebbero fare. Molte scelte fortunatamente sono andate a giusta conclusione e da queste nasce la nostra forza, molte altre non lo sono e questo rappresenta la nostra debolezza.

Preoccupante per i problemi in cui si dibattono lavoratori e imprese. E non è confortante che aziende e rappresentanze sindacali non trovino intese, ma anzi diano vita a conflitti fatti di accuse e contro accuse.
Confuso per la politica che non ha svolto compiutamente il ruolo di arena dove interessi e idee si incontrano e scontrano, si organizzano ed cambiano.

Incoraggiante perché i due processi di pianificazione a medio e lungo termine- il Piano Strutturale e il Piano Strategico- abbiamo imboccato una strada ricca di quelle prospettive, in grado di ridarci quel senso di orgoglio e di appartenenza alla nostra città del quale a volte si sente mancanza e bisogno.

Ripartiamo da qui, dalle luci e dalle ombre di una metafora sin troppo facile? No, qualcosa apparentemente di meno impegnativo: una pantofola comoda. Uno dei nostri Sigismondo d’Oro 2009, in una intervista di qualche mese fa, descriveva così il piacere di abitare e vivere a Rimini. Un luogo dove si ha l’impressione di stare a casa, dove si è se stessi perché ci si riconosce nel rumore familiare del camminare da una stanza all’altra. Un luogo nel quale – come a New York – non ci si perde in senso fisico e morale. E’ una delle definizioni più singolari e azzeccate che mai sono state impresse alla nostra città. E’ profondamente vera e dà valore alla nostra storia, al nostro lavoro, alla nostra identità. Le dobbiamo dare il giusto valore per capire e capirci gli obiettivi del 2010 e, in senso più largo, la vocazione permanente del territorio.

Non possiamo permetterci di considerare routine l’Università. Non possiamo subordinare il salto di qualità in una direzione ambientale a interessi corporativi. Non possiamo dimenticare il valore delle garanzie sociali nel consolidamento dello spirito della comunità. Francamente non so se il 2010 sarà un anno decisivo o determinante. So però che dovremo irrobustire il sistema di relazioni attraverso politiche e azioni che diano fiducia alle nostre imprese, ai nostri giovani, ai nostri educatori. So che dovremo non confondere il principio della scelta, delle scelte, nascondendoci dietro all’incolore alibi della sospensione del giudizio. Sì, una Rimini pantofola comoda, definizione che preferisco alla Rimini pantera. Due facce di una medaglia che dovremmo sicuramente far convivere.

Il 2010. Ci lasciamo alle spalle i primi 10 anni del nuovo millennio. Sarà sicuramente impegnativo. Dovremo esercitare responsabilità, acume, capacità di scegliere i progetti possibili, senza rinunciare agli essenziali e da tempo sul campo: mi riferisco a quelli infrastrutturali, sociali e culturali, sportivi, ambientali, capaci di dialogare e integrarsi nelle pianificazioni strategiche superiori già in itinere.
Una grande responsabilità come Sindaco, come Giunta, come Consiglio comunale come Città. E per questo compito oggettivamente difficile anche io, personalmente, ho la necessità del vostro sostegno, della vostra disponibilità, dei vostri consigli. Ma ora, in attesa del 2010 e delle festività che ci aspettano gioiamo assieme ai nostri due Sigismondo d’Oro.

Nadia Urbinati e Goffredo Celli. Hanno due storie e due parabole professionali diverse. A legarle è Rimini, il luogo al quale ritornano ciclicamente. Premiarle con il Sigismondo d’Oro 2009 non è solo un modo e una maniera per ringraziare chi, ogni giorno, porta nel mondo l’intelligenza e la capacità ‘artigianale’ del fare dei riminesi, diventando eccellenza. E’ una mozione di affetti, è il ribadire la nostra ammirazione auspicando che essa diventi emulazione, è anche il parziale risarcimento per i nostri errori e le nostre pigrizie che in ogni caso- se la radice è forte- non allontana chi merita.

Prima di lasciare spazio e parola ai nostri premiati – sono loro i veri protagonisti di questa serata-permettetemi un sincero ringraziamento ai cittadini, alle istituzioni, alle forze dell’ordine, alle associazioni, alle organizzazioni sindacali, agli assessori, ai consiglieri comunali, a tutte le forze politiche, al personale del Comune di Rimini. E’ grazie al lavoro di tutti che Rimini non si ferma e prosegue il suo viaggio ‘tra una stanza e l’altra’.

Desidero poi in questa occasione ricordare con affetto e commozione tutte le persone, i nostri cari, gli uomini e le donne che hanno avuto un posto nella nostra vita, che ci hanno lasciato durante l’anno.

Grazie per la partecipazione a questa cerimonia. Vi auguro un Buon Natale e un sereno 2010.

E adesso apprestiamoci a ringraziare Nadia Urbinati e Goffredo Celli, Sigismondo d’Oro di un anno che non dimenticheremo.

Grazie.

Sindaco di Rimini Alberto Ravaioli

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